Metodi non-animali e allergie alimentari: cosa stiamo aspettando?

La Direttiva 2010/63/UE stabilisce che, l’uso di metodologie alternative che non coinvolgono l’utilizzo di animali vivi è prioritario, qualora siano riconosciute dalla legislazione dell’Unione Europea e possano ottenere lo stesso risultato.

Tuttavia, permane un notevole grado di incertezza tra produttori e regolatori circa le metodologie o gli approcci non-animali idonei per la ricerca in nutrizione inclusi gli studi di potenza, efficacia e tollerabilità dei prodotti, e che dovrebbero essere accettati a fini regolatori. Ad esempio attualmente non esistono modelli animali validati per testare le allergie alimentari. Le cavie sensibilizzate tramite ingestione orale sono state largamente utilizzate come modelli per valutare l’allergenicità delle formule per lattanti. Questi modelli sono tuttavia inattendibili poiché producono anticorpi diversi da quelli prodotti dagli umani in corso di allergia alimentare (IgG1 invece di IgE). Per questo motivo è stato introdotto un modello di topo per l’allergia mediata da IgE; questo modello è stato valutato a livello inter-laboratoriale come primo passo di validazione e, anche se considerato un modello migliore della cavia, vi sono comunque importanti differenze tra le risposte immunitarie dei roditori e dell’uomo, comprese le reazioni allergiche.

Uno studio recente ha concluso che è essenziale che i ricercatori adottino parametri e procedure rilevanti per garantire la riproducibilità tra laboratori e l’uso affidabile degli studi in vivo (Castan et al., 2020). Viene suggerito, di conseguenza, l’utilizzo combinato di studi in silico e in vitro sulla digeribilità delle proteine, il legame dell’immunoglobulina E (IgE) e altri metodi basati su cellule umane (EFSA NDA Panel, 2010).

Recentemente è stato sviluppato un metodo in vitro utilizzando cellule sensibilizzate in laboratorio, per valutare l’allergenicità residua degli idrolizzati del siero del latte. Questo approccio si propone di sostituire i test su animali. Tale metodologia è stata parzialmente convalidata per la coerenza dei risultati ottenuti tra differenti laboratori, dimostrando robustezza e riproducibilità. Attualmente, questa metodica è adottata come parte integrante delle strategie di sicurezza delle aziende che producono alimenti specifici per neonati allergici. Parallelamente, si stanno sviluppando altri test in vitro che, attraverso prove sempre più affidabili, mirano a identificare sostanze potenzialmente allergeniche.

Tuttavia, nella pratica, si continua spesso a fare uso di modelli animali per la ricerca sulle allergie alimentari come quelle al latte vaccino e agli arachidi. Allo stesso modo, l’EFSA (European Food Safety Authority, Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) riconosce che informazioni utili possono derivare dagli studi condotti sull’uomo e da altre ricerche correlate. Il punto cruciale è come giungere al momento in cui i test sull’uomo possano essere condotti senza dover passare attraverso i test sugli animali, che sono ancora considerati il gold standard.

Cosa stiamo aspettando?

Bibliografia

De Boer, A.; van der Harst, J.; Fehr, M.; Geurts, L.; Knipping, K.; Kramer, N.; Krul, L.; Tabernero Urbieta, M.; van de Water, B.; Venema, K.; et al. Animal-Free Strategies in Food Safety & Nutrition: What Are We Waiting for? Part II: Nutrition Research. Trends Food Sci. Technol. 2022, 123, 210–221.

Castan, L., Bøgh, K. L., Maryniak, N. Z., Epstein, M. M., Kazemi, S., O’Mahony, L., … & Bastiaan‐Net, S. (2020). Overview of in vivo and ex vivo endpoints in murine food allergy models: Suitable for evaluation of the sensitizing capacity of novel proteins?. Allergy, 75(2), 289-301.

EFSA Panel on Dietetic Products, Nutrition, and Allergies (NDA). (2010). Scientific opinion on establishing food‐based dietary guidelines. EFSA Journal, 8(3), 1460.