Intervista di OSA alla Prof. Anna Maria Bassi

Professore a contratto presso il Dipartimento di Medicina Sperimentale – Università di Genova, vincitrice nella categoria “Ricercatori e Innovatori” della prima edizione del Premio AnimaLAV per le persone che si sono distinte per l’impegno in difesa degli animali.

Il “Premio AnimaLAV” è un riconoscimento che LAV ha assegnato per il 2024 (il 12 marzo scorso) a «coloro che si sono distinti per azioni e scelte, portate avanti con coraggio, che hanno avuto un impatto importante e positivo sugli animali». I vincitori sono stati selezionati all’interno di quattro categorie: Cittadinanza Attiva, Giornalisti e Opinion Leader, Istituzioni e Giustizia, Ricercatori e Innovatori. Per quest’ultima ma non ultima categoria il premio è andato alla professoressa Bassi del Dipartimento di Medicina Sperimentale dell’Università di Genova.

La motivazione del riconoscimento ad Anna Maria Bassi?

Questa:

«Con la sua attività di docente e ricercatrice, Anna Maria ha contribuito a far entrare nelle università la ricerca senza animali. Ha ispirato giovani studenti e futuri ricercatori, dimostrando che un altro tipo di ricerca è possibile nonché necessario».

Noi di OSA, “Oltre la Sperimentazione Animale”, siamo felici di questo riconoscimento a una docente e ricercatrice che batte la pista dei Non Animal Methods, per l’ affermazione dei quali è nata e si impegna anche la nostra associazione. Abbiamo voluto intervistarla per farci raccontare da Lei la sua storia professionale e anche le sue impressioni sul polso della situazione ‘sostituzione dei modelli animali’ nella ricerca biomedica, che è la prima e fondamentale delle 3R che teoricamente dovrebbe guidare i ricercatori secondo la normativa contemporanea nazionale e internazionale (Rimpiazzo/sostituzione degli animali, Riduzione del loro numero, Raffinamento/perfezionamento delle condizioni di gestione e sperimentazione tali da limitare le loro sofferenze).

‘Roba da animalisti e non da scienziati’, qualcuno potrebbe pensare?

Eh no! Ecco per esempio l’entusiasmo con cui è stata accolta e diffusa la notizia da ESTIV (European Society of Toxicology In Vitro), nota come la NAMs Society:

«Siamo onorati di annunciare che uno dei nostri stimati membri, parte integrante di ESTIV dal 2000, è stato premiato con il prestigioso Premio AnimaLAV nella categoria Ricercatori e Innovatori! Il suo eccezionale contributo al progresso della ricerca attraverso innovativi modelli in vitro e la sua dedizione nel coltivare la prossima generazione di ricercatori le hanno fatto guadagnare questo meritato onore. (…)»

Insomma, non dimenticate mai che la ricerca senza animali ha solide motivazioni scientifiche e non solo etiche, ed esiste un’importante fetta di ricercatori che se ne occupa e che è fiera di farlo.

Ci siamo fatti raccontare da lei quarant’anni della sua attività didattica accademica per i corsi di laurea in Medicina, Biologia, Dottorati di ricerca in UniGE, facendoci illustrare i suoi corsi teorico-pratici sull’utilizzo delle colture cellulari, e questo ci ha permesso di scoprire anche informazioni utili su aziende all’avanguardia nell’ingegneria dei tessuti cellulari e nella produzione di modelli innovativi che hanno generosamente messo a disposizione materiali, strumenti e anche specialisti per le lezioni.

La professoressa ci ha fornito, anche attraverso aneddoti personali, prove ulteriori della necessità di ricerca specie-specifica e dell’inutilità, per le sfide odierne alla nostra salute, di certa ricerca sugli animali, presentando con la semplicità e la passione che caratterizzano il suo stile didattico argomenti come l’importanza dell’esposoma1, della tempistica della risposta cellulare umana, il perché del fallimento del “maiale con la SLA”, l’importanza e le prospettive dei modelli innovativi, il cui ritmo e livello di continua implementazione dovrebbe finalmente dare ai ricercatori il coraggio e la fiducia nel grande salto, verso il cambio di paradigma già attuato in cosmetologia.

Ci ha offerto uno spaccato sugli sviluppi della bioingegneria e la sua formidabile versatilità e spendibilità per la ricerca biomedica, e ci ha anche fornito strumenti utili a orientarsi nella babele della terminologia relativa ai NAMs.

Vi abbiamo incuriositi abbastanza? Non vi resta che leggere il resto.

Leggi QUI l’intervista integrale!

Note:

  1. L’esposoma è un concetto che si riferisce alla totalità delle esposizioni ambientali a cui una persona (o una coltura di cellule, un organo, ecc.) è sottoposta durante il corso della sua vita e che possono influenzare la sua salute. Queste esposizioni includono una vasta gamma di fattori, come l’inquinamento, la dieta, lo stile di vita, lo stress, l’esposizione a sostanze chimiche, ecc. In altre parole, l’esposoma considera non solo i fattori genetici che influenzano la salute e la malattia ma anche gli stimoli ambientali. E’ quindi un modo di comprendere e studiare come l’ambiente e le scelte di vita influenzano la salute nel lungo termine.