I ricercatori si stanno allontanando dai modelli animali a causa di uno scarso successo nel campo dell’ictus? Un’analisi delle opinioni

Illustration of human brain with stroke symptom

Pound P., Ram R., BMJ Open Science 2020;4:e100041

Nonostante decenni di ricerche che utilizzano gli animali per sviluppare trattamenti farmaceutici per i pazienti che hanno avuto un ictus, esistono poche opzioni terapeutiche. La stragrande maggioranza degli interventi di successo negli studi preclinici sugli animali si è rivelata non avere efficacia nell’uomo, o essere addirittura dannosa. Tutto ciò ha aumentato il rischio di morte dei pazienti quando portato a studi clinici. Di oltre 1000 candidati farmaci neuroprotettivi testati con successo sugli animali, nessuno ha apportato benefici nei pazienti con ictus.

Attualmente, le uniche opzioni efficaci disponibili per chi soffre di ictus emorragico consistono nel controllo della pressione sanguigna e nel ricovero in una stroke unit. Per l’ictus ischemico, le opzioni principali includono il ricovero in una stroke unit, la prevenzione secondaria mediante antipiastrinici (p. es., aspirina) e la ricanalizzazione, sia farmaceuticamente con trombolitici che meccanicamente con trombectomia endovascolare. Sebbene siano disponibili più opzioni di trattamento per l’ictus ischemico, i trombolitici possono essere somministrati solo a pazienti selezionati che si presentano a un centro di competenza entro 4-5 ore dall’ictus. Attualmente, l’11%-12% dei pazienti riceve la trombolisi in Inghilterra, Galles e Irlanda del Nord, ma circa la metà di coloro che ricevono il trattamento rimane gravemente danneggiato o muore. Allo stesso modo, si stima che solo il 10% circa dei pazienti che hanno un ictus sia idoneo alla trombectomia endovascolare. In questo contesto, l’ictus rimane il seconda causa di morte nel mondo e la seconda causa più comune di disabilità. Nonostante il calo dei tassi di mortalità e dell’incidenza di ictus nella maggior parte delle regioni, l’ictus è ancora prevalente e invalidante e la crescita della popolazione e l’invecchiamento possono portare a una maggiore numero di persone a rischio di ictus. Chiaramente, c’è ancora un urgente bisogno di sviluppare risposte efficaci all’ictus che andranno a beneficio dei pazienti.

Dato il bisogno insoddisfatto dei pazienti con ictus ed in considerazione dei fallimenti traslazionali, questo studio ha l’obiettivo di indagare se ci sono le prove di un allontanamento dai modelli animali in questo campo.

Metodi: Abbiamo utilizzato una metodologia innovativa, l’analisi degli opinion papers. Gli opinion papers sono degli articoli pubblicati su riviste scientifiche che riportano la visione personale o l’opinione degli autori su un determinato argomento. Sebbene abbiamo adottato un approccio sistematico alla ricerca della letteratura e all’estrazione dei dati, questa non è una revisione sistematica perché lo studio prevede la sintesi di opinioni, non articoli di ricerca. I dati sono stati estratti dai documenti recuperati in ordine cronologico e analizzati qualitativamente e descrittivamente.

Risultati: Sono stati identificati ottanta documenti idonei, pubblicati tra il 1979 e il 2018. La maggior parte degli autori proveniva da dipartimenti accademici di neurologia, neuroscienze o ricerca sull’ictus. Globalmente, secondo le opinioni degli autori, è emerso che la ricerca traslazionale sull’ictus era in crisi. Gli autori avevano opinioni diverse sulle cause di questa crisi, la maggior parte delle quali non metteva sostanzialmente in discussione l’uso di modelli animali. Alcuni, tuttavia, hanno attribuito la crisi traslazionale alle differenze tra specie e una alla mancanza di modelli in vitro basati sulla biologia umana. La maggior parte delle soluzioni proposte riguardava la messa a punto di modelli animali, ma gli autori non erano d’accordo sul fatto che tali modifiche avrebbero migliorato la trasferibilità dei risultati all’uomo. Una minoranza ha suggerito di utilizzare metodi in vitro human-based insieme a modelli animali. Uno ha proposto di concentrarsi solo sui metodi human-based.

Conclusione: nonostante riconosca che i modelli animali non hanno avuto successo nel campo dell’ictus, la maggior parte dei ricercatori ha dimostrato una forte resistenza a rinunciarvi. Tuttavia, c’è una sfida emergente verso l’uso di modelli animali, sotto forma di nuovi approcci metodologici incentrati sull’uomo. Per il bene dei pazienti vi è un urgente bisogno di rivitalizzare la ricerca traslazionale sull’ictus ed esplorare le applicazioni di tali nuovi approcci.

Link all’articolo: https://openscience.bmj.com/content/4/1/e100041