La fine della sperimentazione animale segna l’inizio di una biomedicina migliore

I modelli animali sono ormai obsoleti

Di Ellen P. Carlin e Jason Paragas – Stat-19 maggio 2025
Carlin è veterinaria, vicepresidente del Pathway Policy Group. Paragas è virologo, fondatore e CEO di DVLP Medicines.

La recente decisione della Food and Drug Administration (FDA) di eliminare progressivamente l’uso degli animali nei test preclinici per gli anticorpi monoclonali – e, in prospettiva, per altri farmaci – a favore di metodi più avanzati e rilevanti per la biologia umana, rappresenta un cambiamento epocale con profonde implicazioni per lo sviluppo dei farmaci. La FDA ha ufficialmente riconosciuto che il progresso scientifico e tecnologico ci ha portati a superare una soglia decisiva: i modelli animali sono diventati obsoleti.

Ci stiamo spostando dalla sperimentazione animale verso sistemi sostitutivi basati sulla biologia umana. I farmaci non dovranno più essere filtrati attraverso gli animali, ma testati in sistemi interamente umani – aprendo la strada a soluzioni più efficaci per chi ne ha realmente bisogno.

I modelli animali, spesso inadeguati, forniscono solo rappresentazioni parziali e spesso distorte delle malattie umane. Eppure, per decenni ci si è basati su di essi per valutare rischi e benefici dei farmaci sperimentali. Nonostante l’aumento esponenziale degli investimenti nel settore, i risultati concreti sono stati modesti: negli ultimi quarant’anni, a fronte di un incremento di quasi dieci volte delle spese in ricerca e sviluppo, il numero di nuovi farmaci approvati è appena raddoppiato.

In qualunque altro settore, un tale squilibrio tra investimenti e risultati sarebbe considerato insostenibile. Ma nell’industria farmaceutica si è accettato questo rendimento decrescente in cambio della certezza di un processo consolidato e prevedibile.

Talmente prevedibile che oggi sappiamo che circa il 90% dei farmaci che arrivano ai trial clinici fallisce. Ogni fallimento è preceduto da test sugli animali, richiesti sin dalla metà del secolo scorso per dimostrare che un farmaco è efficace e sicuro. Ma questa prassi non si è mai basata su una reale validità scientifica dei modelli animali come predittori delle reazioni fisiologiche umane. Il risultato? Tempo e risorse sprecati su molecole destinate a fallire – e, peggio, l’abbandono di candidati promettenti scartati da un sistema di valutazione inadeguato.

Ora, il commissario della FDA Marty Makary ha presentato una roadmap che potrebbe segnare l’inizio della fine di questo paradigma. Il piano – frutto di anni di lavoro da parte di FDA, NIH, Congresso statunitensi e altri esperti – prevede una riduzione dei test di tossicità sugli animali nei prossimi tre anni, da sostituire con sistemi sperimentali basati su biologia umana e strumenti in silico, come l’intelligenza artificiale. La FDA si impegna a validare nuovi metodi, sviluppare linee guida e standard aggiornati e monitorare i risultati.

Potremmo trovarci all’alba di una nuova era nello sviluppo dei farmaci. Le sfide principali da affrontare sono tre: normative, sociali e tecniche.

Sul fronte normativo, lo spazio d’azione si è improvvisamente aperto. La volontà politica c’è, trasversalmente. FDA, NIH e ARPA-H hanno già gettato le basi per promuovere metodi innovativi nella valutazione preclinica. La FDA dovrà ora adeguare i propri regolamenti alla legge del 2022 (FDA Modernization Act 2.0), che ha rimosso l’obbligo legale dei test sugli animali. Il Congresso vuole accelerare il cambiamento, e il Dipartimento della Salute statunitense sta istituendo un nuovo ufficio al NIH per promuovere tecnologie basate sull’essere umano.

Dal punto di vista sociale, sarà cruciale convincere aziende farmaceutiche e investitori che questa transizione non solo è possibile, ma anche vantaggiosa sotto ogni aspetto. La FDA dovrà fornire indicazioni precise su quali dati saranno accettati nelle richieste di autorizzazione dei nuovi farmaci e quali saranno i requisiti da soddisfare. La roadmap – oggi lunga solo 12 pagine – è solo un punto di partenza. Sarà fondamentale una stretta collaborazione tra FDA, biotecnologie e industrie farmaceutiche per co-sviluppare tecnologie all’altezza degli standard attuali, se non superiori.

La sfida tecnica sarà – prevedibilmente – definita troppo ardua. Ma gli ostacoli tecnici non devono essere una scusa per fermarsi, bensì un’opportunità per far progredire la scienza. Progetti come Manhattan, Apollo, Stockpile Stewardship, il Progetto Genoma Umano o l’Operazione Warp Speed hanno affrontato sfide che inizialmente sembravano insormontabili. Eppure, la scienza è avanzata.

Offrite agli ingegneri biomedici incentivi reali – normativi ed economici – e otterrete soluzioni che renderanno superflua la sperimentazione animale, aumentando al contempo le probabilità di successo terapeutico. Dai sistemi “organi-su-chip“, agli organoidi umani, ai gemelli digitali, dagli algoritmi di machine learning a tecnologie ancora da inventare, il futuro risiede in modelli predittivi più accurati e nei dati che li alimentano. Anche dati imperfetti possono essere utilizzati: l’informatica sta imparando a colmare i vuoti e a gestire la variabilità. I grandi database finanziati con fondi pubblici potrebbero essere messi a disposizione di nuovi organismi di ricerca specializzati in tecnologie predittive, i cui risultati potranno giustificare l’avvio di trial di Fase 0 – microdosi somministrate a volontari per valutare la tossicità in modo diretto e sicuro sull’essere umano.

Anche l’opinione pubblica sta cambiando: i sondaggi mostrano una crescente, trasversale opposizione alla sperimentazione animale. È una dinamica simile a quella che ha portato alla fine dei test nucleari: il cambiamento è stato possibile grazie alla volontà politica, a tempistiche chiare, finanziamenti adeguati e responsabilizzazione delle agenzie coinvolte.

È tempo di superare un sistema radicato che non serve più chi ne ha più bisogno. Serve un nuovo approccio capace di generare innovazioni terapeutiche urgenti per malattie infettive e croniche. È tempo di ritirare gli animali da questo ruolo sofferente e obsoleto e mettere al lavoro tecnologie realmente predittive. Il futuro può iniziare ora.

[Nota di OSA: e anche in Italia, dove esistono già competenze scientifiche e tecnologiche pronte a cogliere questa opportunità.]

Carlin, Ellen P., e Jason Paragas. “The End to Animal Testing Marks the Beginning of Better Biomedicine: Animal Models Have Become Obsolete.” STAT, 19 maggio 2025.