
Samantha, Stuart, Bullet. Nomi che oggi cominciano a raccontare di una nuova vita, ma
che per decenni hanno rappresentato solo numeri in un registro di laboratorio. Erano
scimpanzé, strappati da cuccioli al proprio ambiente naturale o nati in cattività, rinchiusi
per oltre trent’anni in strutture dove sono stati sottoposti a esperimenti scientifici
invasivi. La loro unica “colpa”: essere considerati ‘modelli animali’, diversi ma
sufficientemente simili all’essere umano, utili agli scopi della ricerca scientifica.
Come riportato in un recente articolo del 12 luglio 2025 de Il Fatto Quotidiano, questi
animali hanno vissuto in condizioni di totale deprivazione sociale e fisica. Stuart
lanciava le feci contro i ricercatori per proteggere i suoi simili. Bullet urlava e scuoteva le
sbarre della gabbia. Samantha è stata rapita a un anno e mezzo. Comportamenti che
non sono altro che espressione di una sofferenza profonda e prolungata, vissuta in
nome di una ricerca che, troppo spesso, è stata non solo crudele, ma anche
scarsamente traducibile all’essere umano.
Oggi, grazie all’impegno di associazioni come Humane World for Animals e rifugi, alcuni
di questi scimpanzé stanno finalmente conoscendo la libertà, la terra sotto i piedi, il sole
sulla pelle, il contatto con altri individui della loro specie. È una notizia che scalda il
cuore, ma che deve anche far riflettere.
La ricerca biomedica può e deve evolversi. Continuare a utilizzare primati non umani
– animali dotati di complessità emotiva, intellettiva e sociale straordinarie – è
eticamente inaccettabile e scientificamente superato. Oggi abbiamo a disposizione
modelli alternativi avanzati, come organi su chip, colture cellulari umane 3D, simulazioni
computazionali e approcci integrati basati sull’intelligenza artificiale. Tecnologie che non
solo non richiedono l’uso di animali, ma che offrono risposte più pertinenti e affidabili per
la salute umana.
La liberazione di Samantha, Stuart e Bullet è un atto di giustizia. Ma il vero
cambiamento arriverà solo quando nessun animale verrà più rinchiuso per fare ricerca.
Fonti: